IL RICORDO DI DON PIERO SUMA

IL RICORDO DI DON PIERO SUMA
2 Novembre 2025 Nicola Moro

Conobbi don Piero, prima che facesse il suo ingresso nella parrocchia Madonna del pozzo. Me lo presentò don Franco Pellegrino. Eravamo di sera nel parcheggio del Centro di Spiritualità “Madonna della Nova”. Mi colpì subito il suo sorriso e, soprattutto, la sua forza, mi disse: “Faremo grandi cose insieme!”. Avevo saputo che, poco tempo prima di questo nostro primo incontro, aveva subìto un intervento al cuore, ma quella sera sprizzava salute da tutte le parti. Aveva una carica spirituale contagiosa. Non fu facile l’inserimento in parrocchia, qualche volta lasciava intravedere un po’ di sofferenza sul suo volto, ma poi subito si rianimava e ricominciava a programmare, ad incontrare e a tessere rapporti.

Ripartiva sempre con la stessa forza che dovrebbe avere chi ha ricevuto veramente l’energia dirompente del Risorto. A questo proposito, mi ha molto colpito che l’Arcivescovo Intini, nell’omelia delle Sue esequie, ha detto questa frase: “Se da diversi paesi della diocesi abbiamo sentito il bisogno di venire a dare l’ultimo saluto a quest’uomo, a don Piero, è perché in Lui abbiamo riconosciuto la forza della Resurrezione di Gesù!”.

È vero! Chi lo ha ricordato in questi giorni ha ripetuto il saluto che amava rivolgere a tutti: “Cristo regni!” – “Sempre!”. Non era una frase fatta, o un ritornello del vecchio catechismo, ma il saluto di chi ha “la forza della Resurrezione!”.

Personalmente gli devo questo ricordo perché la mia esperienza nel mondo dei media è iniziata seriamente grazie a Lui e con Lui.

Mi raccontò fin da subito della fondazione di “Paese Vivrai” e di “Radio centro” a Locorotondo. Così fondammo insieme “Il pozzo” che si trasformò, nell’arco di poco tempo, da foglio di collegamento parrocchiale a un vero e proprio mensile a servizio di tutte le parrocchie di Ostuni. Una sfida non semplice che pochi parroci capirono subito, ma che la gente apprezzò tantissimo; ci restavano una decina di copie su una tiratura di mille e le spese erano coperte con le offerte, con i soldi dei poveri, potremmo dire.

Un’esperienza editoriale di altri tempi, con contenuti sempre più alti, che venivano garantiti grazie a delle firme competenti. Sì, don Piero era sorridente, energico, ma soprattutto amava il bello. Diceva occorre essere “formati”. Se “il servizio non è qualificato” non può essere a vantaggio veramente della persona.

Da Lui appresi l’importanza della formazione che non poteva fondarsi così su dottrine peregrine, ma don Piero mi inculcò la necessità di studiare il Magistero della Chiesa e di stare costantemente attento a quanto veniva pubblicato dalla Santa Sede.

In contemporanea alla pastorale parrocchiale in quegli anni diede il meglio di sé accanto agli ammalati nella Pastorale della Salute e Sanità a livello diocesano. Partì con Lui l’Unitalsi Ostuni e poi, a livello culturale, potenziò la manifestazione “Un ramoscello d’ulivo per un mare di pace”, che fu il frutto di una splendida intuizione di don Franco Pellegrino nel pomeriggio della Domenica delle Palme al Porto di Villanova. Divenne con Lui una manifestazione cittadina che coinvolgeva associazioni e soprattutto gli studenti delle scuole ostunesi.

Queste alcune delle esperienze vissute insieme!

Poi la ristrutturazione della chiesa parrocchiale della Madonna del pozzo e la costruzione delle opere oratoriali. Nel confronto con l’Ufficio Liturgico diocesano riuscì a spuntare la possibilità di realizzare uno scivolo per accedere al presbiterio. In quegli anni, la parrocchia era frequentata da don Angelo Astore che, dopo un brutto incidente, era in carrozzina. Così anche questo suo confratello poté accedere con lui all’altare. Non una semplice attenzione, ma una visione profetica, una scelta pastorale che custodiva profondamente il desiderio di considerare tutti protagonisti della comunità.  La sera della dedicazione, il 24 gennaio 2009, ci fu una celebrazione eucaristica partecipatissima, una festa bellissima, era molto contento.

Poi sono passati gli anni, io sono diventato più grande e mi ha accompagnato nel matrimonio e nel battesimo dei miei figli.

Ma come molti ricorderò un altro suo carisma, la capacità di ascoltarti, passava tanto tempo in parrocchia e confessava fino a tarda sera. Anche se stanco non rifiutava mai un fedele che voleva incontrarsi con Dio nel sacramento della riconciliazione. Questo fatto mi colpì molto. Il darsi fino in fondo, fino all’ultimo momento della giornata, senza guardare l’orologio.

Prima di uscire dalla sagrestia, quando ormai era tutto pronto per l’inizio della celebrazione eucaristica, amava ripetere: “Celebriamo questa Messa come se fosse la prima, l’ultima, l’unica della vita”.

Continua a ricordarcelo dal Cielo, perché solo così e nonostante la nostra debolezza potremo vivere da Risorti, donandoci senza riserve fino alla fine, anche affrontando la sofferenza come Tu hai fatto. Ora come una luce rimani per noi.

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