Commento al vangelo di LUCA DE FEO

Commento al vangelo di LUCA DE FEO
10 Dicembre 2023 loscudo_admin

II domenica di Avvento – Anno B

 

L’annuncio del più forte che viene

 

L’esortazione all’attesa vigilante del Signore veniente della prima domenica di Avvento prende nella seconda il volto di Giovanni, colui che battezzava nel deserto proclamando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Mc 1,4).

Giovanni che predica nel deserto è già manifestazione della gioiosa notizia (euanghèllion) di Gesù Cristo, Figlio di Dio (Mc 1,1).

È una manifestazione secondo quanto è stato scritto nel profeta Isaia (Mc 1,2), risposta di Dio al grido del suo popolo (cfr. Is 40,2) e inizio del compimento delle promesse fatte per mezzo dei profeti; rinviando ai profeti, che invitavano a preparare la via del Signore aiuta a comprendere che questa via è per Dio che scende ad incontrare e consolare (Is 40,1) l’umanità, non per il salire dell’uomo verso il cielo.

È una manifestazione che avvenne (Mc 1,4) nel deserto (Mc 1,3.4). La vallata del Giordano, il deserto dove agiva Giovanni, è luogo significativo a livello geografico, una depressione, territorio al di sotto del livello del mare, il più distante dal cielo e quindi da Dio. Il deserto è anche luogo significativo per l’esperienza umana perché chi si trova a camminarvi affronta un percorso arduo e difficile, sia fisicamente sia psicologicamente; è luogo significativo a livello culturale perché spesso abitato da esuli ed esiliati in allontanamento  forzato dalla città, costretti a vivere rinunciando ad ogni cosa superflua. È, infine, luogo significativo anche a livello religioso: nel deserto Dio era sceso incontro a Mosè (Es 3,1-6), lì aveva trasformato Israele da gente raccogliticcia (Nm 11,4) in popolo (Dt 8,2-5), lì aveva incoraggiato Elia a proseguire nella sua missione profetica (1 Re 19,4-8); nel deserto Dio sempre aveva richiamato, ricercato, incontrato di nuovo il popolo infedele (Os 2,16).

Il deserto in cui avviene la predicazione di Giovanni evoca tutti questi deserti e prefigura tutti i deserti di oggi dove “mancanza di umanità, di comunità e di fede” (+ GIOVANNI INTINI, Omelia alla processione della Grata) inaridiscono e allontanano da Dio la vita ecclesiale, culturale, politica e sociale.

Nella seconda domenica di Avvento la predicazione di Giovanni incoraggia i credenti di oggi assicurando che nei loro deserti è preparata la via per la quale il Signore è in cammino come il più forte (Mc 1,7) per venire incontro ad ogni uomo e a ciascuna donna.

Il Signore che viene è il più forte che supera ogni abisso di lontananza dal cielo: Giovanni, immergendo nell’acqua del fiume Giordano, rendeva consapevoli di dover cambiare prospettiva, rinnovare la  mentalità, orientare in modo nuovo le scelte che determinano la vita e la storia; Cristo, il più forte che viene dopo Giovanni, rende forti nella potenza dello Spirito quanti aderiscono a lui.

Con Cristo, il più forte annunciato da Giovanni, impariamo a “piangere con chi piange, soffrire con chi soffre, lottare con chi lotta” a “scoprire la tenerezza, la cura, il farsi carico degli altri” (ibidem); impariamo “a non rinunciare a Dio, a Cristo, al vangelo” ma piuttosto a rinunciare al “protagonismo personale a scapito del camminare insieme, dell’essere comunità” (ibidem); impariamo a “elaborare la nostra risposta a Cristo nel vissuto quotidiano, sul posto di lavoro, nelle famiglie, nelle relazioni sociali, nell’impegno politico, nello svago” (ibidem).

Giovanni è, comunque, sempre uno che attende e non attrae l’attenzione su di sé, ma continuamente rinvia a colui che viene dopo di lui, il solo che porta a compimento le promesse di Dio.

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