Commento al vangelo di LUCA DE FEO

Commento al vangelo di LUCA DE FEO
19 Ottobre 2025 loscudo_admin

XXIX domenica per annum C

Il Figlio dell’uomo venendo troverà fede sulla terra 

(Lc 18,8)

 

Alcuni farisei, presenti alla guarigione dei dieci lebbrosi e al ritorno del samaritano guarito per ringraziare Gesù (Lc 17,11-19), avendo compreso questi fatti quali segni messianici, gli avevano chiesto: Quando verrà il Regno di Dio? (Lc 17,20). Gesù aveva risposto con un discorso sulla venuta finale del Regno di Dio (Lc 17,21-37), ma aveva spostato l’attenzione dal cosa attendere nel futuro al come vivere il presente.

In questo quadro del vivere il presente Gesù diceva <ai discepoli> una parabola sulla necessità di pregare in ogni momento (o anche “in qualsiasi necessità) “senza mai avvilirsi (Lc 18,1).

La parabola riprendeva un racconto, diffuso in molte culture antiche, sulla fastidiosa insistenza di un povero – per lo più una vedova – per ottenere giustizia da un potente; sulle labbra di Gesù diviene, tuttavia, più ampio di una pia esortazione a non stancarsi di pregare.

Gesù fa protagonista della narrazione non la vedova insistente ma il giudice che non temeva Dio e non rispettava l’essere umano (Lc 18,2), ma alla fine dice Dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente ad importunarmi (Lc 18,5). In un ragionamento per assurdo, attraverso quest’uomo, ateo e colluso con potenti e sfruttatori ai danni del povero (Lc 6,24-26), Gesù annuncia un Dio che ascolta sempre la preghiera e giustifica in questa certezza il pregare in ogni momento (o anche “in qualsiasi necessità”) del discepolo: e il Signore soggiunse: “Ascoltate cosa dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte?” (Lc 18,6-7).

Definendo i discepoli eletti, Gesù colloca il loro pregare di là delle situazioni quotidiane, in una comprensione escatologica (cf. Ap 5,10); chiede ai discepoli di perseverare, di insistere nella preghiera anche in circostanze della vita e della storia in cui verrebbe da dire “Questi avvenimenti … i comportamenti di certe persone fanno perdere la fede” oppure “Ma Dio dov’è? Perché non interviene?”.

Gesù assicura invece i suoi discepoli che, di là di difficili situazioni personali, di là di aspettative deluse, di là di presentazioni fallaci dell’evangelo (LG 19), Dio ascolta: fa giustizia a quanti gridano a lui giorno e notte (Lc 18,7).

Con questa parabola, prima ancora di prescrivere ai discepoli una preghiera incessante, ammonisce “Quando pensate che Dio sembra tardare preoccupatevi della vostra fede” (B- MAGGIONI).

L’assicurazione di Gesù Vi dico che <Dio> farà giustizia prontamente (Lc 18,8), cioè non “rapidamente /immediatamente” ma “in un istante” quando deciderà, si accompagna al dubitare sulla perseveranza del discepolo nel pregare: Ma il Figlio dell’uomo venendo troverà la fede sulla terra? (Lc 18.18).

Con questa domanda non si preoccupa, infatti, se dilagheranno ateismo ed incredulità o se crescerà l’indifferenza religiosa. Pensa piuttosto alla fede dei discepoli: “la misura della fede è quella della preghiera, fede vera non è il parlare bene di Dio, ma rivolgersi a lui, ascoltarlo, rispondergli” (D. ATTINGER); talora anche contestandolo come Giobbe.

La fede supporta la preghiera e la preghiera esprime una fede che non delude nella “consapevolezza di vivere già qualcosa del Regno di Dio in quanto ci si sente già sotto la signoria misericordiosa di Dio” (D. ATTINGER).

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