Commento al vangelo di LUCA DE FEO

Commento al vangelo di LUCA DE FEO
30 Novembre 2025 loscudo_admin

I domenica di Avvento A

 

A partire dal ritorno del Signore

 

“Avvento” è latinismo da adventus per dire “venuta”, nella prospettiva cristiana la venuta del Signore.

Cultura diffusa e tradizioni popolari guardano solo al suo venire a Betlemme, al Natale con il sempre più invadente contorno dickensiano e disneyano di luci, feste, convivialità …  L’itinerario delle domeniche di Avvento accosta, invece, gradualmente a Cristo venuto come nato da donna (Gal 4,4) partendo dal guardare a lui che verrà nella gloria alla fine dei tempi; dice che nel Natale si entra vivendo l’attesa del Signore risorto che tornerà a dare pienezza alla storia umana, a donare cieli nuovi e terra nuova (Is 65,17;66,22; 2 Pt 3,13; Ap 21,1).

La prima domenica di Avvento ricorda come in questa attesa il credente cammina lungo i giorni della sua vita.

L’evangelo (Mt 24,37-44) mette in guardia dal comportamento degli uomini e delle donne al tempo di Noè (Mt 24,37-39): il libro della Genesi li bollava come generazione corrotta (Gen 6,11) e violenta (Gen 6,13); l’evangelo di Matteo si limita a mangiavano, bevevano, prendevano moglie e prendevano marito (Mt 24,38), una normalità, nella quale – come dicevano alcuni miei alunni – “non facevano nulla di male”, contenti dell’ordinario, incapaci di discernere i segni dei tempi (Lc 12,54-59; Mt 16,1-4), sordi alla voce di Noè che parlava di conversione. L’illusione di questa quotidianità sfocia, ieri come oggi,  in opere delle tenebre (Rm 13,12).

Il discepolo, guardando al suo Signore che verrà, già oggi rivestito di lui (Rm 13,14), vive

  • l’onestà che ha fame e sete della giustizia (Mt 5,6) e la pratica con convinzione, non per paura di castighi terreni e ultraterreni;
  • la limpidezza che è circoncisione di corpo, di cuore (Dt 10,18), di occhi, di orecchie, che mai riduce l’altro a oggetto di piacere o strumento di guadagno;
  • la magnanimità che si traduce in mitezza e mansuetudine, misericordia e compassione, ascolto e dialogo, accoglienza e inclusione.

Guardare al Signore che verrà ricorda due sue ammonizioni vigilate (Mt 24,42) e siate pronti (Mt 24,44) che oggi possono essere rese come

  • non lasciatevi assorbire, condizionare dal “sistema”, da quanto propone /impone chi, controllando politica ed economia, determina cultura e stili di vita attraverso i mezzi di comunicazione sociale, vecchi e nuovi; e non solo per le feste di Natale;
  • accettate la “fatica del pensare” (d. A. CICCARESE); vogliate scuole che formino menti, abituino al pensiero critico, non sfornino marionette che spendano, consumino, si divertano, facciano sport, abbiano successo facile;
  • scoprite, in ogni campo, la necessità di una formazione continua, non rinchiusi nel “si è sempre fatto così”.

Per noi credenti in Cristo vigilate (Mt 24,42) e siate pronti (Mt 24,44) diviene lasciare che la luce della Parola apra agli orizzonti di Dio verso i quali camminare nel presente, quelli che il profeta Isaia (2,1-5) mostra come incontro fra tutti i popoli nel dialogo, nella rinuncia alle armi, in azioni di pace.

Con papa Francesco potremmo aggiungere che vigilate (Mt 24,42) e siate pronti (Mt 24,44) deve essere “non privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi anche lunghi dei processi (…) ma privilegiare le azioni che possono generare dinamiche nuove” (FRANCESCO; Alla Curia Romana, 21/12/2019).

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