Commento al vangelo di LUCA DE FEO

Commento al vangelo di LUCA DE FEO
10 Dicembre 2023 loscudo_admin

III Domenica di Pasqua

Cercati dal Risorto per ripartire con lui

 

L’evangelo di Giovanni sembrava concludersi con l’andare di Gesù risorto da Maria di Magdala bloccata dinanzi alla tomba vuota (Gv 20,11-18); dalla comunità dei discepoli riunita essendo tenute chiuse le porte (Gv 20,19-23); da Tommaso oscillante fra scetticismo incredulo e ricerca (Gv 20,23-29). Il racconto, tuttavia, si riapre per ribadire che Gesù risorto continua a andare verso discepoli che si ritrovano lontani da lui affinché vadano verso di lui.

Gesù va da sette discepoli (numero evocante totalità) che al Vado a pescare di Pietro avevano risposto Veniamo anche noi con te (Gv 21,3), forse tutti tentati dalla normalità precedente lo stare con Gesù, forse da un agire affidato solo alle proprie forze. A ricordare che la ricerca di Gesù non finisce mai con loro c’è anche quello che Gesù amava (Gv 21,7). Ma quella notte non presero nulla (Gv 21,3), e anche quando stette Gesù sulla riva (…) non si erano accorti che era Gesù (Gv 21,4).

Con una domanda quotidiana Ragazzi, avete qualcosa da mangiare? (Gv 21,5) Gesù cerca di instaurare una relazione, apre un itinerario di riavvicinamento.

La prima tappa è l’ascolto obbediente della sua Parola: allora egli disse: “Gettate le reti dalla parte destra della barca”. Le gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la moltitudine di pesci (Gv 21,6).

La seconda è riconoscerlo in una pluralità di modi, complementari fra loro:

  • quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “è il Signore” (Gv 21,7a);
  • Simon Pietro, appena udì che era il Signore (…) si gettò in mare (Gv 21,7b);
  • gli altri discepoli vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci (Gv 21,8).

Per tutti la meta è un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane, già preparato da Gesù (Gv 21,9), un pasto dai toni eucaristici: Gesù dice loro: “Venite a mangiare” e poi viene Gesù e prende il pane e lo dà loro (Gv 21,12-13 passim).

Questo mangiare ristabilisce la piena comunione con il Risorto e trasforma i sette discepoli in testimoni della sua resurrezione (At 10,41); indica nella partecipazione all’Eucaristia il culmine degli itinerari di iniziazione cristiana; ricorda che  ogni cammino cristiano, anche il pellegrinaggio giubilare, conduce alla mensa dell’Eucaristia.

Ma il racconto dell’evangelo (Gv 21,15-19) prosegue ricordando che questa mensa è – a cominciare da Pietro – sempre punto di arrivo, sempre punto di ripartenza.

È sempre un rinnovato affidarsi a Gesù. La triplice domanda a Pietro Mi ami? (Gv 21,15.16.17) tende ad arrivare all’umile affidarsi: Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene (Gv 21,15); a vivere il discepolato senza presunzioni, ma dicendo a Gesù “Non conta quello che posso pensare io, ma quello che tu sai di me, perché mi conosci meglio di come io  mi conosco” (G. CARRERA).

Nella comunione ritrovata giunge per tutti, per Pietro – e per ciascuno in modo a ciascuno peculiare – il comando Pasci (Gv 21,15.16.17), prenditi cura di fratelli e sorelle.

E risuona pure la parola di Gesù Seguimi (Gv 21,19), che chiude il racconto dell’evangelo. Ciò che non era stato detto nel primo incontro (Gv 1,40-42) ed era stato ritenuto prematuro nella cena (dove io vado non ti è possibile ora seguirmi – Gv 13,36) diviene ora parola impegnativa del Risorto che orienta la vita di Pietro e di ogni discepolo e discepola.

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