A proposito del restauro del Calvario

A proposito del restauro del Calvario
20 Novembre 2025 Nicola Moro

Le impalcature dicono avviato il restauro del Calvario con l’intento di renderlo anche fruibile nelle immagini, rese illeggibili dalle intemperie e già deteriorate quando scolaretto vi passavo davanti andando al Pessina: era appena leggibile al centro la Crocifissione; in macchie colorate i miei mi indicavano Gesù vestito di bianco davanti ad Erode, Maria di Magdala in una figura femminile, una già ipotetica risurrezione.

Sollecitato da un amico pittore, qualche anno fa interpellai nei corridoi del liceo Enza Aurisicchio, studiosa di questi argomenti: mi rinviò ad “A. SOZZI Ostuni nella storia, Grafischena, Fasano, 1988, p. 244”, avvertendomi di imprecisioni e di una non citata Ascensione. Sozzi ricorda in senso orario sette riquadri: Gesù condannato a morte, Gesù coronato di spine, Gesù flagellato, la Crocifissione, l’Addolorata, Gesù schiodato dalla croce, Gesù morto.

Queste identificazioni evocano la “Via crucis in sei giorni” del coro – oggi ufficio parrocchiale – dell’Annunziata (cfr. L. GRECO – M. GUASTELLA, La chiesa dell’Annunziata in Ostuni. Storia ed arte, Schena, Fasano, 1998, p.159-161) facendo ipotizzare la spiritualità francescana ampiamente presente in Ostuni (cfr. Riformati all’Annunziata, Conventuali a S. Francesco, Cappuccini a S. Maria degli Angeli) quale possibile ispirazione anche delle immagini del Calvario. Il “Gesù innanzi a Caifa” sarebbe il “condannato a morte” di Sozzi (“Gesù davanti ad Erode” dei miei ricordi); un Ecce homo potrebbe interpretare “Gesù dinanzi a Pilato”; “Gesù flagellato” è lo stesso tema in tutte e due le serie; al centro come in tutti i Calvari la crocifissione.

Più problematici i riquadri a destra di chi guarda: ombre nel secondo dal centro suggerirebbero “Gesù lungo la via dolorosa” dei “misteri” del Venerdì Santo; Maria addolorata (cfr. Sozzi) potrebbe essere la figura femminile dei miei ricordi, richiamata dal Tu sola Maria rimani lassù, cantato al Calvario il Venerdì Santo. Secondo Sozzi l’ultimo riquadro era il “Cristo morto”, ma la sua presenza nella scultura sotto l’altare farebbe pensare piuttosto all’Ascensione, scelta però innovativa nella comprensione doloristica dell’epoca. Oggi è necessario riprogettare l’apparato iconografico; in coerenza – aggiungerei – con la spiritualità odierna. Lasciata al centro la Crocifissione con l’Addolorata, sulla sinistra di chi guarda vedrei tre scene bibliche della passione, a destra la Deposizione, le Donne al sepolcro, l’Ascensione; passando dalla tradizione orientale all’occidentale e a quelle di altre culture, esprimendo l’universalità dell’unico evangelo con il contributo di più artisti.

I monumenti della fede sono vivi, soggetti al divenire che li renda consegna nuova dell’evangelo sempre nuovo sempre uguale.

Luca DE FEO

 

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